Da dove una donna definisce il suo progetto di vita?

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Aug 24, 2023

Da dove una donna definisce il suo progetto di vita?

agosto 29, 2023 by Pressenza Lascia un commento By Esther Amelia Delvenne “Uno scopre che il suo destino più grande ha a che fare con il senso della vita, che è dall'uno verso gli altri”. Silo L'orizzonte

agosto 29, 2023 by Pressenza Lascia un commento

Di Esther Amelia Delvenne

“Uno scopre che il suo destino più grande ha a che fare con il senso della vita, che è dall'uno verso gli altri”. Silo

L'orizzonte della vita si modifica se c'è un progetto vitale, uno scopo profondo.

Cosa intendo per progetto vitale o scopo profondo? Un progetto profondo si riscontra nelle donne che hanno snaturalizzato il proprio agire per diventare, oggi, trasformatrici di storie di vita.

Qualsiasi attività non è un progetto, si trova nello scorrere degli eventi della vita.

Quando non abbiamo un progetto, diventiamo vulnerabili e dipendenti, allora si verificano situazioni in cui siamo minacciati, estorti, manipolati, o proviamo una profonda paura di ciò che ci accadrà se non rispondiamo nel modo in cui il mondo patriarcale intende.

Il progetto di vita è un'implosione che nasce dal profondo del tuo essere, qualcosa che decidi di fare, indipendentemente da tutto ciò che ti circonda. Questo può essere artistico, politico, sociale, religioso, spirituale e/o scientifico, ecc. Non dovrebbe essere legato al successo e/o al denaro, non porta benefici materiali: non è progettato per quello.

Il sistema patriarcale designa un solo progetto di vita per le donne: essere moglie e madre, o come ho accennato negli articoli precedenti, siamo trasformate in “poliruoli” di compiti di servizio e di cura. Sottoterra e nell'oscurità forniamo servizi sessuali. Se vogliamo cambiare il corso della storia, siamo imbastarditi dal sistema patriarcale e dai suoi protagonisti: mariti, fidanzati, padri, capi, partner, ecc.

Possiamo identificare i modelli patriarcali che modellano la nostra vita quotidiana? Impariamo fin dall'infanzia che, per essere scelti, amati, per ottenere lavoro e soprattutto un partner, dobbiamo essere altro, assomigliare a quel modello unico che ci viene mostrato più e più volte mentre siamo invitati a consumare tutto genere di cose per smettere di essere noi. L'espressione quotidiana di questa macchina invisibile e storica è evidente nella quotidianità delle donne, si incarna nelle coppie che ci convincono a realizzare progetti che interessano solo a loro; nella critica ai progetti di vita delle donne a noi vicine; nello svilimento degli amici che scelgono di accompagnare progetti non loro, ecc. ecc.

Per questi motivi, oltre alle umiliazioni e alle critiche che ricevono sistematicamente, le donne non realizzano i loro progetti di vita. A causa dei meccanismi di adattamento con cui siamo stati cresciuti e socialmente mascherati; ci adattiamo alle esigenze dell'ambiente: silenziosi, ordinati e senza urlare. Siamo funzionali, ma “normalizzati” all’interno di un sistema patriarcale.

“Ciò non funzionerà mai, perché hai basato il tuo progetto di vita sul progetto dell’altro, cioè oggettivare e oggettivare l’altro”².

Ad un certo punto della nostra vita, stanchi e stufi di questo modello, ci succede qualcosa e ci ribelliamo a tutto questo. Dal più profondo del nostro essere, ciò che abbiamo sempre desiderato fare si rivela quasi magicamente. Può nascere da una crisi personale, dal riconoscimento dei propri fallimenti, dalla riflessione sugli affari incompiuti che la “vita” non ci ha lasciato fare o semplicemente perché ne avevamo voglia.

Come possiamo fratturarci internamente lasciando che sia il modello patriarcale a progettare i nostri progetti di vita? Come cerchiamo nuovi modelli? Dov’è il focus da cui posso trasformare la mia vita?

Quando scopriamo qual è il nostro progetto, cambiamo completamente la nostra vita perché, anche, questo incontro implica che possiamo condividerlo con gli altri, che i nostri simili siano coinvolti in questo. Generando uno sguardo introspettivo e riflessivo, possiamo rielaborare le forme patriarcali che modellano i nostri legami nella vita di tutti i giorni. Il nostro progetto diventa collettivo, non un atto individualistico.

Del resto i progetti profondi non hanno età, non sentiamo l'avanzare del tempo cronologico perché facciamo un disegno, lo sviluppiamo e lo condividiamo nel mondo.

Esasperato, come una tempesta che travolge, con una tenacia quasi sovversiva, come un occhiolino di vita, quasi immaginario, esci nel mondo convinto che ormai nulla ti fermerà.